Anche se ci fosse una sola donna uccisa in quanto donna

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    Lichtenstein .. o San Marino, che anche loro hanno il rappresentante all'ONU

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    il punto è: ma esiste anche solo una donna uccisa in "quanto donna"?

    Riporto qui il parere di Doctordoctor dal sito di UB




    Proverò a dire quello che dicono le ricerche più accreditate in merito al fenomeno in modo molto sintetico.
    I problemi di questi uomini nascono da una moltitudine di eventi tra i quali i più importanti sono esperienze con le figure genitoriali che hanno loro procurato vissuti di ansia e di vergogna così forti da condurre ad una percezione della loro identità molto fragile, poco coesa.
    Quando un uomo comincia ad entrare nella spirale della violenza è perché spesso avverte un disagio interno che riapre delle ferite tali da far vacillare la sua identità ma non riesce a spiegarlo, non riesce a dare un nome al suo disagio emotivo e soprattutto non sa controllarlo perché non ne ha i mezzi (ossia non ha sviluppato durante l’infanzia e l’adolescenza quelle cosiddette funzioni di auto consolazione, per cui ha bisogno sempre della presenza fisica della partner, ed ecco il motivo delle condotte di controllo); di conseguenza, sposta la causa del suo disagio, che potenzialmente rischia di fargli provare sentimenti di vergogna insopportabili, al di fuori, sulla partner, in modo da poter controllare meglio le cause e dunque riuscire a lenire le sue sofferenze.
    Dal momento che la vergogna è un sentimento insopportabile, perché al contrario della colpa si traduce nella percezione di sentirsi come sostanzialmente difettosi nella propria persona, nella propria interezza e perciò indegni di amore e di affetto, ecco che per coprire la vergogna subentra la rabbia e dato che si è spostato l’origine del proprio disagio dall’interno all’esterno, ecco che la partner diventa il bersaglio della rabbia.
    Qui non c’entrano per nulla patriarcati, misoginie, culti della donna – oggetto e culture dello stupro: è inutile andarle a cercare sotto le suole delle scarpe, sotto le pietre o su Marte perché il problema di questi uomini è con l’intimità, non con le donne e lo sappiamo perché queste problematiche le ritroviamo nelle coppie omosessuali violente (maschili e femminili) e nelle donne violente con gli uomini; questi uomini si comportano bene con le altre donne proprio perché fuori di casa prevalgono altri tipi di relazione che non presuppongono legami di intimità.
    Per quanto riguarda la tematica del potere e del controllo, un altro mantra femminista, questo tema non aiuta minimamente a comprendere gli uomini violenti perché in primo luogo è come parlare di aria fritta, nel senso che tutte le condotte umane sono finalizzate al potere e al controllo: anche il mafioso che estorce del denaro all’esercente commerciale lo fa per il potere e il controllo, così come il sistema di corruzione e concussione nel mondo politico e imprenditoriale. Se adottiamo questa mitologia femminista, ossia nella sua apparenza, non siamo in grado di distinguere le varie condotte criminali; in secondo luogo, queste condotte, che esistono, non dimentichiamolo, hanno come obiettivo quello di ripristinare un senso di controllo interno nell’uomo, tale da non fargli sperimentare quel disagio insopportabile, non quello di mantenere privilegi maschili, patriarcati, culti della donna-comodino, culture dello stupro e misoginie varie.
    Per quanto riguarda la misoginia, o meglio l’ostilità verso le donne e il desiderio esplicito di mantenere i privilegi maschili (che si sentono quando ascoltiamo gli uomini violenti) vanno fatte alcune precisazioni.
    Le femministe, le paritarie o comunque coloro che aderiscono a queste teorie quando devono spiegare i comportamenti violenti verso le donne, dicono che le donne sono uccise in quanto donne.
    Questa spiegazione, degna di una bambina delle elementari (qui la parità dei sessi ci vuole) perché vede ciò che è immediatamente disponibile agli occhi e inoltre regala un senso di potere perché fa percepire le donne importanti solo per il fatto di appartenere al genere femminile, in parte segnala una spiegazione pleonastica e in parte una fallace.
    La spiegazione pleonastica risiede nel fatto che, dato il fatto che la violenza è un problema di intimità e dato che la maggior parte delle relazioni sono di tipo eterosessuale è chiaro che se l’aggressore è un uomo, la vittima sarà una donna (vale anche se adottassimo questo criterio per le relazioni omosessuali femminili).
    La fallacia di tale argomentazione risiede nel fatto che se la causa è nell’essere donna allora vuol dire che ne basta una qualunque, ossia la donna è intercambiabile nel suo essere vittima. Ma se così fosse allora perché gli uomini le ammazzano se percepiscono l’abbandono e perché proprio la partner o non la prima che capita sotto tiro tipo la vicina o la suocera? Non dovrebbero sentire alcun emozione proprio perché, in teoria, se dipendesse solo dal genere, non dovrebbero aver sviluppato alcun legame affettivo.
    Non solo, ma perché spesso, dopo che gli uomini picchiano le partner si scusano con loro e promettono che non lo faranno più, diventando estremamente mansueti e disponibili ad ogni richiesta della loro donna? Che razza di misoginia è? Ma qualcuno ha mai visto un’antisemita picchiare un ebreo e poi scusarsi con lui dicendogli “scusami, non lo farò più, ho tanto bisogno di te, tu sei la mia vita”? È una misoginia a tempo?.
    Infine, è vero che spesso gli uomini violenti ce l’hanno con le donne ma spessissimo queste attitudini si trovano dopo che hanno commesso molte violenze, ossia ciò che si trova ora non è detto che ci sia stato prima (chi fa psicoterapia o ci è stato lo sa bene) e questo perché le persone tendono a trovare spiegazioni che siano consone ai loro comportamenti e alle loro emozioni, adattandole vicendevolmente. Prima viene l’ostilità verso la propria donna e poi l’ostilità verso le donne in generale. In questo modo l’uomo sa darsi perfettamente una spiegazione alle sue emozioni così impetuose, ma l’ostilità o l’odio sono conseguenze, non cause. Inoltre queste spiegazioni hanno il vantaggio di non far provare all’uomo quei sentimenti di colpa e di vergogna che fa di tutto per non esperire
    Il rischio delle teorie di genere è il medesimo del medico che di fronte ad una malattia grave che ha come sintomi la febbre da un’aspirina ritenendo la febbre la causa. Noi non dobbiamo curare la febbre, altrimenti gli uomini tornano a picchiare le donne razionalizzando però la causa delle loro violenze su altri aspetti della vita (alcol e stress sono le cause più comuni).
    Ora, considerando queste informazioni (scientifiche), proviamo a considerare gli interventi di genere che fondamentalmente si focalizzano sulla prevenzione nelle scuole: totale fallimento.
    Scusate la lunghezza e spero di non aver dato informazioni già conosciute.
    Se volete sapere l’efficacia dei trattamenti di genere (un tema di cui si sta dibattendo in Italia) secondo il mio parere sono l’antitesi di un trattamento terapeutico per svariate ragioni.

     
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    http://www.uominibeta.org/2011/07/26/femmi...288381481237582
     
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