La geometria del volto femminile: le regole scientifiche della bellezza

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    Articolo pubblicato su SCIENZA & VITA, nell'agosto del 1996.
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    LA BIOLOGIA DELLA SEDUZIONE
    In quale modo percepiamo la bellezza
    e perché noi le attribuiamo importanza?
    E cosa rende un essere umano molto più
    attraente di un altro? La risposta è un
    istinto antico: si chiama lotta per la sopravvivenza.


    Vinca il più bello

    "Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace". Alzi la mano chi non ha mai fatto ricorso a questa frase fatta per esprimere la propria disapprovazione estetica sul nuovo fidanzato dell'amica del cuore o sulla futura sposa del cugino così attraente e fascinoso che, a detta di tutti i membri della famiglia, avrebbe sicuramente meritato una compagna per la vita meno insignificante.
    Ebbene, mai affermazione fu più scorretta e arbitraria, almeno stando alle ultime ricerche scientifiche sulla bellezza. Sì, perché ora anche gli scienziati hanno deciso di dedicarsi allo studio di questa entità evanescente e indefinibile che da sempre affascina l'umanità, come sottolinea Nancy Etcoff, una neuroscienziata del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology. "Sfido chiunque" afferma la studiosa "a indicare una società, rintracciabile in qualsiasi momento storico o in qualsiasi parte del mondo, in cui non ci si preoccupi della bellezza".

    E' colpa dei media?

    Come dicevamo, le ricerche attuali confutano proprio il luogo comune secondo cui gli ideali di bellezza variano da epoca a epoca e da cultura a cultura, se non da persona a persona.
    Un esempio emblematico al riguardo è l'esperimento condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Louisville, negli Stati Uniti, che hanno selezionato una serie di volti con diverse caratteristiche somatiche, o molto regolari e fini, oppure decisamente pronunciate, e li hanno mostrati a persone di diverse razze. Sembra strano, ma il background etnico ha avuto ben scarsa influenza sulle preferenze estetiche espresse dai soggetti esaminati, i quali hanno invece mostrato una certa comunanza di gusti al di là delle differenze etniche e culturali. Per i nemici dell'omogeneizzazione culturale potrebbe trattarsi dell'ennesima conferma del fatto che la cultura occidentale sta monopolizzando l'intero pianeta attraverso l'uso dei mass-media. Ma un altro studio, sempre compiuto negli Stati Uniti, sembra smentire questa tendenza "forzata" verso l'uniformazione dei gusti in fatto di bellezza.
    Alla fine degli anni Ottanta Judith Langlois, una psicologa dell'Università del Texas, scelse un certo numero di neonati di età compresa fra tre e sei mesi e sottopose al loro giudizio verosimilmente ancora "spontaneo" diverse fotografie riproducenti volti di donne bianche.

    Chi è il più bello

    Le immagini non venivano mostrate ai bambini tutte insieme, ma due alla volta. Le coppie di foto erano state scelte con un criterio ben preciso: una riproduceva un volto considerato attraente secondo il gusto della maggioranza degli adulti, mentre l'altra ritraeva una persona non propriamente bella. Dalla prima serie di osservazioni risultò che i neonati fissavano lo sguardo più a lungo sulle foto delle donne considerate più attraenti anche dagli adulti. Incuriosita da questo atteggiamento, la psicologa decise di ripetere la prova usando volti di uomini bianchi, donne nere e persino di altri bambini. Anche in questo secondo esperimento i gusti dei neonati risultarono essenzialmente coincidenti con quelli dei grandi. In che cosa consiste dunque la bellezza? Possiamo affermare con sicurezza che ci sono regole innate, ovvero scritte nei geni, che determinano il comportamento che seguiamo nel valutarci a vicenda e nel scegliere i nostri partner?

    Tu ami la simmetria

    Rispondere a questa domanda non è certo facile. Un aiuto in questo senso viene però dalle ricerche portate avanti da Randy Thornhill, un etologo americano che fino a qualche anno fa si dedicava esclusivamente allo studio delle mosche scorpione giapponesi. Seguendo quotidianamente le lotte di questi insetti, Thornhill scoprì che gli esemplari dotati di ali più simmetriche, quindi i più belli, se la cavavano meglio in tutte le competizioni per il cibo e per l'accoppiamento. Lo scienziato stabilì inoltre che le femmine mostravano una netta preferenza per i maschi dotati di un corpo simmetrico anche quando non riuscivano a vederli: evidentemente le caratteristiche somatiche più regolari si traducono in un odore più gradito alle rappresentanti del gentil sesso alato. Alla luce di questi sorprendenti risultati, Thornhill decise che valeva la pena di studiare più da vicino anche la nostra specie. In collaborazione con lo psicologo Steven Gangestad cominciò a esaminare la "questione simmetria" in centinaia di studenti universitari di entrambi i sessi. Alla valutazione delle caratteristiche somatiche seguì la compilazione di un questionario confidenziale in cui i soggetti indagati dovevano rispondere a domande di carattere riservato, riguardanti in particolare le abitudini sessuali. I collegamenti riscontrati tra il comportamento a letto e l'aspetto fisico sono stati sorprendenti: si è scoperto, per esempio, che i maschi con caratteristiche somatiche più simmetriche avevano iniziato l'attività sessuale prima rispetto a quelli "asimmetrici". Inoltre, sia per gli uomini sia per le donne, la maggior simmetria coincideva con l'aver avuto un maggior numero di partner.
    Tutto ciò non deve sorprendere perché le persone attraenti, ovvero le più simmetriche secondo quanto visto, hanno una caratteristica che li accomuna: la normalità, requisito estremamente importante anche dal punto di vista evolutivo.

    La legge degli ormoni

    Infatti, come sottolinea Judith Langlois, "gli individui normali, cioè dotati delle caratteristiche tipiche della popolazione media, dovrebbero avere meno probabilità di essere portatori di mutazioni genetiche dannose". La normalità serve quindi a favorire la prosecuzione della specie.
    Anche gli studiosi che si occupano di psicologia evolutiva hanno molto da insegnarci in tema di bellezza: questi scienziati hanno scoperto che i tratti del volto che ci attirano di più sono proprio quelli che differenziano i maschi e le femmine durante la pubertà, il periodo dell'esistenza che coincide con una grande produzione di ormoni sessuali. Secondo gli psicologi evolutivi, l'esplosione ormonale tipicamente adolescenziale sarebbe un ottimo indizio delle potenzialità di un individuo ai fini del buon esito dell'accoppiamento. In particolare, la mascella piccola che gli uomini prediligono nelle rappresentanti del gentil sesso è fondamentalmente un "monumento" agli estrogeni (per intenderci gli ormoni che nella femmina inducono la comparsa dei caratteri sessuali secondari, regolano la dinamica del ciclo mestruale e sono necessari per il mantenimento della gravidanza) e quindi, indirettamente, alla fertilità. Questo naturalmente non significa che gli zigomi più o meno pronunciati siano un indice della probabilità che una donna ha di rimanere incinta, ma, nello stesso tempo, indicano che potrebbe avere migliori possibilità in questo senso. In modo analogo è statisticamente provato che in generale le donne preferiscono gli uomini con tratti più marcati nella parte inferiore del viso. Un maschio con fattezze simili possiede sicuramente una grande quantità di androgeni, gli ormoni steroidei sessuali prodotti dalle cellule interstiziali dei testicoli e dalla corteccia surrenale. E qui viene il punto: una mascella grande, pur essendo dispendiosa dal punto di vista biologico (la quantità di androgeni necessaria a produrla tende infatti a compromettere il funzionamento del sistema immunitario), è indice di un'ottima resistenza alle malattie. Secondo gli psicologi evoluzionisti le donne colgono al volo questa forma di "pubblicità corporea". Il messaggio recepito è più o meno il seguente: se questo uomo può permettersi una mascella così grande senza ammalarsi, deve avere un eccellente sistema immunitario. Ecco un'altra conferma del fatto che alla base delle scelte sessuali c'è la necessità di fornire alla progenie quelle caratteristiche che favoriscono la sopravvivenza.

    Occhio alle curve

    Non è un caso quindi che prima della pubertà e dopo la menopausa le donne abbiano lo stesso giro vita dei maschi, mentre nell'età fertile una tipica rappresentante del gentil sesso accumuli intorno ai fianchi e alle cosce il cosiddetto grasso riproduttivo, fonte delle calorie necessarie a sostenere una gravidanza. Si potrebbe quindi concludere ancora una volta che le "curve" sono una sorta di unità di misura del potenziale riproduttivo. Tutto ciò che interferisce con la fertilità, come l'obesità, la malnutrizione, la gravidanza, la menopausa, cambia molto le fattezze di una donna. Normalmente una femmina sana, nel periodo fecondo, ha un rapporto tra la vita e i fianchi compreso tra 0,6 e 0,8: cio significa che la circonferenza della vita corrisponde al 60-80% di quella dei fianchi, indipendentemente dal peso corporeo. Molte donne le cui misure non rientrano in questo valore standard sono sane e possono avere figli ma, come risulta da uno studio compiuto da alcuni ricercatori olandesi nel 1993, anche un leggero incremento nella misura della vita rispetto a quella dei fianchi può essere indice di problemi di carattere riproduttivo. Da un punto di vista evolutivo, è difficile immaginare che gli uomini non rispondano a tali segnali rivelatori. E, in effetti, vi rispondono eccome.

    Cosa dice il maschio

    Non solo: il gusto degli uomini in fatto di forme è sorprendentemente stabile. Lo dimostra lo scienziato di origine indiana Devendra Singh, che ha effettuato un confronto delle misure delle ragazze apparse sui paginoni centrali della rivista Playboy e delle vincitrici del concorso Miss America dal 1923 al 1990. I loro corpi si sono snelliti con gli anni, ma il rapporto tra vita e fianchi è rimasto compreso tra i valori 0,68 e 0,72. Un simile risultato si è avuto quando Singh ha mostrato alcune figure femminili a dei maschi di età compresa tra 8 e 85 anni e di estrazione culturale e nazionalità diverse.
    Al di là di minime differenze di gusto, la figura femminile dominante è stata quella di una donna di peso medio con un rapporto tra vita e fianchi pari a 0,7. Forse aveva ragione Goethe quando scrisse che "il bello è una manifestazione di arcane leggi della natura che senza l'apparizione di esso ci sarebbero rimaste eternamente celate".


    Paola Pardieri
    e Geoffrey Cowley
     
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268 replies since 11/2/2010, 18:11   28667 views
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