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  1. Fantuzzy da Podium Varinum
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    Lichtenstein .. o San Marino, che anche loro hanno il rappresentante all'ONU

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    Bel colpo (4)

    La donna era disperata e continuò a parlare e a urlare e a inveire e a singhiozzare: e l’uomo provò pena per la poveretta. Una pena immensa, un’angoscia che gli troncava il respiro.
    Si alzò faticosamente da tavola, guardò gli occhi pieni di lacrime del ragazzo e s’avviò verso la porta.
    La donna non lo lasciò: lo seguì su per la scala, e quand’egli si abbandonò sul suo letto ancora disfatto, gli si sedette a fianco continuando a gemere e a strillare.
    Il ragazzo rimase solo.
    Solo ad ascoltare, sopra il cuore, il tic-tic dell’orologio che lo Stato non avrebbe potuto portargli via.
    Lo riscosse un urlo straziante della madre.
    Si precipitò su per le scale: trovò la madre inginocchiata a fianco del letto, aggrappata disperatamente all’uomo il cui cuore, oppresso dall’angoscia, si era improvvisamente spento.
    In quell’istante suonò il campanello.
    Il ragazzo corse nella stanza verso mattina, quella che il padre aveva sempre usato come stanza di riposo, e andò a spiare cauto da dietro le gelosie socchiuse.
    Il campanello suonò ancora imperiosamente. Si trattava di gente che non era avvezza a fare anticamera: erano in sei o sette e scalpitavano davanti al cancello della grande villa isolata nella campagna. Uno, vestito di scuro, con una gran borsa doveva essere quello che rappresentava lo Stato; gli altri suoi assistenti.
    “Assassini! Me l’hanno ammazzato!” L’urlo della madre fece sobbalzare il ragazzo. E il campanello rabbiosamente strepitò per la terza volta, e qualcuno del gruppo incominciò a scuotere il cancello: allora il ragazzo collegò l’urlo della madre a quella gente.
    Il fucile da caccia del padre era lì, appeso al muro, assieme alla cartucciera e al carniere: un pesante Browning a cinque colpi. Sapeva usarlo: il padre gli aveva insegnato a sparare al piattello.
    Era carico e il ragazzo sparò tutti e cinque i colpi attraverso lo spiraglio delle gelosie.
    Starnazzando, gli assedianti abbandonarono il cancello e disparvero. Ma il ragazzo ricaricò il fucile e rimase di vedetta.
    Qualcuno si mosse poco dopo dietro la cancellata e il ragazzo sparò ancora e ancora ricaricò.
    Il caso era grave: “E’ un uomo deciso, gran cacciatore, campione del piattello. Tira benissimo” aveva spiegato la gente che, stanata dalle case vicine, s’era radunata a duecento metri dalla villetta solitaria, dietro un muraglione mezzo diroccato.
    Le forze locali dell’ordine non avevano i mezzi sufficienti per ridurre alla ragione il pazzo criminale e telefonarono alla polizia.
    La polizia, arrivata con le autoblindo e tutto l’armamentario d’assedio, subito entrò in azione.
    Un milite e un graduato con elmetto e mitra, strisciando sopra il muretto della cancellata, raggiunsero un pilastro del cancello: ma la piccola vedetta aveva gli occhi buoni e sparò cinque colpi.
    “Quel fetente ha un mitra” borbottò il milite.
    “Ce l’ho anch’io!” replicò il graduato che aveva identificato la finestra dalla quale erano partiti i colpi.
    Il pilastro gli offriva un ottimo riparo: quando, dallo spiraglio delle gelosie, vide riaffiorare la bocca del fucile, il graduato era già col dito sul grilletto.
    Una raffica partì: mirata bassa, rasente al davanzale.
    Il fucile rimase in bilico qualche istante sul davanzale, poi precipitò nel giardino.
    “Bel colpo maresciallo” si felicitò il graduato.
    Quando furono sicuri che la difesa era stata neutralizzata, con l’autoblindo abbatterono il cancello ed entrarono nel viale del giardinetto.
    La porta della villetta non era chiusa: salirono cautamente. Quando spalancarono la porta della stanza ad est, erano pronti ad oscurare il sole con un nembo di proiettili, ma non ce ne fu bisogno. Trovarono solo una povera donna accosciata per terra vicino a un fagottello di stracci insanguinati.
    “Assassini, via” urlò la donna alzandosi e cercando di respingere gli invasori.
    “Arrestatela” ordinò il graduato.
    La trascinarono via come un sacco di patate: e il ragazzo rimase solo, raggomitolato a piè del davanzale della finestra.
    E, di vivo, in lui c’era soltanto l’orologino che, dentro il taschino sopra il cuore, continuava a fare tic-tic.
    Lo Stato aveva vinto.

     
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