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  1. Fantuzzy da Podium Varinum
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    Lichtenstein .. o San Marino, che anche loro hanno il rappresentante all'ONU

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    “Ah! Erano questi i piccoli fastidi col fisco di cui mi hai parlato l’anno scorso l’altr’anno?”
    “Sì”spiegò l’uomo. “Tra la multa e il restonali, il, un centinaio di milioni da pagare in due anni. Sono riuscito, vendendo l’azienda che ne valeva duecento, a pagarne sessantacinque. Ora vendendo casa eccetera del valore di trenta milioni, riuscirò a pagarne altri dieci o dodici. Rimarrà sempre in sospeso un conto grosso. E il fisco è un creditore che non perdona”.
    La donna singhiozzando andò a rifugiarsi nella sua stanza e l’uomo e il ragazzo rimasero soli.
    Fu la voce del ragazzo a rompere quel silenzio angoscioso.
    “Papà cos’è il fisco?”
    L’uomo si riscosse e trovò la forza di sorridere:
    “Non è facile spiegarlo” rispose. “Per farti un’idea, pensa al controllore del treno. Il controllore passa da scompartimento a scompartimento chiedendo ai viaggiatori il biglietto. Se un viaggiatore è senza biglietto deve pagare il biglietto più la multa. Il servizio ferroviario permette a una persona di spostarsi da una località all’altra: ma, per far funzionare la ferrovia, lo Stato spende tanto danaro e, allora, chi vuol spostarsi da una località all’altra deve pagare il biglietto. E’ chiaro?”
    Il ragazzo fece di sì scuotendo la testa e il padre continuò:
    “Come succede per la ferrovia, accade anche per tutti gli altri servizi organizzati dallo Stato: le strade, i ponti, le scuole, la polizia, i tribunali, il Parlamento etc. son tutte cose che costano e che ogni cittadino deve pagare in proporzione di quello che guadagna. E quelli che guadagnano molto pagano anche per coloro che guadagnano poco. Ogni anno il cittadino fa la lista di quello che ha guadagnato e la presenta al fisco che stabilisce, secondo la tariffa, quanto il cittadino debba pagare allo Stato. Naturalmente, se il fisco si accorge che il cittadino ha dichiarato dieci mentre invece ha guadagnato venti, fa pagare al cittadino per venti oltre alla multa. Come il controllore del treno. Io ho guadagnato, mettiamo venti, e ho dichiarato dieci e così, siccome non ho il denaro per pagare, lo Stato mi porta via tutte le cose che mi restano”
    L’uomo ci pensò su un momentino e poi, con amarezza, rettificò: “Che ci restano. Perché porterà via non solo le cose mie, ma anche quelle tue e della mamma. Anzi ricordati di dire alla mamma, quando torna, di togliersi l’orologino d’oro dal braccio e di nasconderlo. Almeno salvi quello”.
    Il ragazzo, tenendo le mani sotto la tavola, si slacciò dal polso l’orologio che il padre gli aveva regalato perché era stato promosso e, cautamente, se lo infilò nel taschino della camicia.
    Che effetto sentirsi lì sopra il cuore, quel tic-tic.
    Anche a lui sarebbe rimasto qualcosa e il pensiero lo consolò. Poi ripensò al ragionamento del padre. In verità, suo padre aveva fatto una gran brutta cosa a dichiarare di aver guadagnato dieci mentre aveva guadagnato venti. Non si capacitava come mai suo padre avesse commesso una scorrettezza del genere.

    (CONTINUA)
     
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40 replies since 10/5/2008, 17:17   2009 views
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