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  1. Fantuzzy da Podium Varinum
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    Lichtenstein .. o San Marino, che anche loro hanno il rappresentante all'ONU

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    Nome e cognome (2)

    Passò sulla strada un carabiniere in bicicletta. Vide la macchina ferma vicino al fosso e andò a dare un’occhiata alla targa. Poi si guardò attorno, vide il gruppo di gente e si appressò conducendo la bicicletta a mano.
    Era un carabiniere del comune, ma arrivato da poco, e si vide che non conosceva ancora nessuno.
    “Di chi è quella macchina?” domandò, arrivato al gruppo.
    “E’ mia”, disse il sindaco.
    Il carabiniere appoggiò la bicicletta a un gelso, trasse dal taschino un libretto e un mozzicone di matita.
    “Nome, cognome, paternità” disse al sindaco.
    “Perché”
    “Targa irregolare” spiegò il carabiniere.
    “Ma faccia il piacere!” urlò, “E’ proprio il momento questo di pensare alle targhe! Non vede cosa sta succedendo?”.
    La gente cominciò a brontolare.
    “Va all’inferno te e quel porco che ti paga!” gridò una donna.
    Si era ancora nel 1945 quando, soltanto a mostrarsi vestiti da carabiniere, era già un eroismo.
    Il carabiniere era un uomo dai movimenti misurati e lenti e di pochissime parole.
    Volse adagio la testa verso la donna e poi tornò a guardare il sindaco.
    “Non vede?” gridò il sindaco indicandogli il campo minato.
    Il carabiniere lesse ad alta voce uno dei cartelli “Pericolo Mine”. Poi guardò il ragazzo immobile sotto la pianta al centro del campicello. E tornò a guardare il sindaco che gli spiegò con voce irata la situazione.
    “Ho capito”, disse il carabiniere. “Dica al ragazzo di appoggiarsi bene con la schiena al tronco e di non muoversi. Gli altri, sgomberare”.
    Si avviò lungo il recinto di filo spinato e arrivò dalla parte opposta: il tronco copriva perfettamente la schiena del bambino. La terra, all’interno del recinto, era nuda e pelata e il carabiniere chiese un sacchetto di polvere della strada. Una donna diede il fazzoletto che aveva in testa e la polvere fu raccolta.
    Avuta la polvere, il carabiniere si insinuò tra i fili spinati.
    “Dia a me il moschetto” gli gridò il sindaco.
    Il carabiniere scosse energicamente la testa, disimpigliò il moschetto dal filo spinato e passò.
    Tutti si ritrassero ancora: magari si trattava di quelle maledette mine che schizzano in su e poi scoppiano a un metro d’altezza da terra e bisognava stare attenti.

    CONTINUA ...


    Nome e cognome (3)

    Il ragazzo non correva pericolo perché aveva alle spalle il tronco della pianta, ma gli altri dovevano stare in guardia.
    Il carabiniere si chinò seminò un po’ di polvere davanti a sé, poi fece un passo.
    Poi si chinò a seminare polvere e fece ancora un altro passo, e così via, in modo che l’orma del piede rimaneva segnata sulla polvere e se la faccenda riusciva all’andata, il ritorno era assicurato.
    La gente lo seguiva con occhi sbarrati e si mordeva le mani.
    Non accadde niente: arrivò alla pianta, agguantò dal di dietro il ragazzino per la collottola e lo sollevò mettendoselo in groppa.
    Poi ricalcò in senso inverso le sue orme, e ora la gente aveva il fiato mozzo.
    Il carabiniere arrivò al recinto, passò di là il ragazzo, poi traversò lui.
    E allora scoppiò un urlo: la gente corse e le donne singhiozzavano.
    “Lei è un eroe!” gridò il sindaco mentre la gente si accalcava tutt’intorno.
    Il carabiniere era un uomo di movimenti lenti e di parola difficile, e non si turbò.
    Trasse di tasca il libretto e il lapis.
    “Targa irregolare”, disse al sindaco. “nome cognome paternità”
    Il sindaco guardò il cielo, scosse la testa e si mise le mani sui fianchi: Mario Ferretti fu Luigi, nato a Boschetto il 3/5/1901.
    Il carabiniere scrisse lentamente, informandosi se Ferretti portava uno o due erre.
    “Professione?” domandò. “Sin-da-co” disse ironico il sindaco mentre la gente rideva.
    “Sindaco non è una professione è una carica” osservò il carabiniere, “che mestiere fa lei quando non è sindaco?”. “Capomastro” spiegò a denti stretti il sindaco.
    Poi dovette dargli i documenti, la patente e il libretto. E il carabiniere prese nota lento, pignolo, irritante.
    “Sta bene, grazie signor sindaco”, disse toccandosi la visiera del berretto.
    Poi si volse verso la donna che gli aveva gridato “Va all’inferno te e quel porco che ti paga”. E le chiese nome, cognome, paternità, luogo di nascita e professione.
    La donna si mise i pugni sui fianchi.
    “Ma lei” esclamò “deve capire lo stato d’animo di una donna che vedendo un bambino in quel tremendo pericolo, pensa con angoscia a suo figlio e sente uno che, invece di interessarsi del bambino, si occupa di multe! Noi donne del popolo non abbiamo mica un sasso al posto del cuore!”
    Il carabiniere pensò alla faccenda qualche minuto poi rimise in tasca il libretto e il lapis.
    “Data la situazione particolare” disse lentamente “sorvoliamo”.
    Poi ritirò fuori libretto e lapis.
    “Sorvoliamo sull’offesa personale”, disse “Però resta l’ingiuria al governo. Nome, cognome, paternità, luogo di nascita”.
    Ebbe i dati, riprese la bicicletta e si allontanò.
    E la gente lo guardò con occhi nemici.
    Sulla strada però il ragazzino lo aspettava. Immobile e muto stette a vedere il carabiniere inforcare la bicicletta e gli sorrise appena appena.
    Ma bastava, perché i carabinieri si accontentano di poco. E così sorrise anche il carabiniere.


    FINE
     
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