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  1. TullioConforti
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    L'erede (4):

    Intanto pero' a turbare i sogni speranzosi dei duchi di Berry, in attesa del nasciuturo, futuro erede al trono di Francia, cominciano a correre strane voci di attentati e congiure.
    Alcune addirittura fantasiose, come quella macchiavellica secondo la quale la setta massonica mirerebbe ad estinguere la dinastia regnante tagliando la testa al "toro", ossia al duca di Berry, l'unico Borbone ancora in grado di procreare. Quel progetto, subito giudicato inattendibile, ha in realta' una sua logica: l'uscita di scena dell'aitante Charles, oltre a privare la dinastia di una probabile continuita', affretterebbe i tempi di successione per il ramo cadetto degli Orleans. Ma nessuno sembra prendere sul serio questa eventualita' ed i duchi di Berry, continuano felicemente la loro dolce vita.
    Il canevale impazza a Parigi e la sera del 12 febbraio, sabato grasso, sono ospiti della contessa de Greffulhe che ha organizzato una festa mascherata in costumi medioevali.
    Il medioevo va molto di moda negli ambienti legittimisti, sia perche' ricorda i tempi d'oro dell'aristocrazia, e sia perche' i romanzi di Walter Scott, che Maria Carolina divora con appassionata partecipazione, hanno rilanciato la moda del bel tempo antico. Per l'occasione la duchessa ha ordinato un costume da regina di velluto rosso, bordato d'ermellino con una cuffia della stessa stoffa, ricamata d'oro, che non nasconde le trecce bionde avvolte attorno al capo e sostiene la corona regale.
    Il marito, anche lui in costume, e' affascinato dalla sua radiosa bellezza.
    "Peccato" le dice "che quando tu sarai regina non potrai vestirti cosi'".
    La festa si prolunga oltre la mezzanotte. All'inizio il duca di Fitz-James, oltre ai soliti cotillons, aveva offerto alle dame degli innocui pugnaletti dorati, invitandole a colpire al cuore il loro cavaliere preferito. Maria Carolina, che lo ha conservato infilato nella cintura, mentre rientrano in carrozza all'Eliseo lo estrae e minaccia scherzosamente il marito puntandogli al petto l'arma di cartone.
    "Indicami il tuo cuore che voglio trafiggerlo"
    "Eccolo", risponde Charles allargando le falde della pelliccia. Lui e' allegro ed un po' alticcio, l'abbraccia, scherza con lei e poi soggiunge:
    "Domani niente danze mia cara. Ti stancherai troppo. Eppoi e' il 13, giorno di malaugurio"
    "Niente affatto" risponde lei. "Io sono napoletana e di cabala mi intendo piu' di te: a Napoli il 13 e' un giorno fausto, e' il 17 che porta scalogna..."
    "Comunque niente danze domani", insiste il duca.
    "Andremo a teatro. All'Opera danno Les noces de Gamache. SEguira' un balletto..."
    "Con Virginia Oreille immagino", commenta incupita Maria Carolina.
    13 febbraio 1820, domenica grassa. Quando i servi di scena in polpe bianche calarono il pesante sipario di velluto blu sul primo atto, i duchi di Berry lasciarono il loro palco per scendere nell'atrio del teatro. Erano con loro il solito Mesnard, gentiluomo d'onore della duchessa, i conti Choiseul e de CLermont-Lodeve e Madame de Bethisy, compagni inseparabili di ogni serata. La prima parte dello spettacolo era stata piuttosto noiosa, soprattutto per Maria Carolina che, appassionata di teatro, aveva gia' visto quello spettacolo alcune settimane prima in un altro teatro. Charles, che aveva notato i suoi sbadigli, se ne era fra se' e se' rallegrato, considerandoli utili per 'attuazione del suo piano. Si proponeva infatti di indurla a rincasare prima della fine dello spettacolo, per godersi da solo un "dopo teatro" piu' eccitante. Non era la prima volta che cio' accadeva e Madame Roullet, la maschera addetta ai palchi reali, aveva gia' preparato il salotto alcova dietro il palco e messo in fresco lo champagne. Piu' tardi, appena calato il sipario, sarebbe stata lei a fare sgattaiolare nell'interno la bella Virginia Oreille, appena uscita di scena. Quegli incontri rapidi ed appassionati, appagavano la lussuria predatoria del duca. A lui piaceva rovesciare l'amante in tutu' sul divano e prenderla ancora accaldata, col corpo vibrante per la danza apena conclusa ed i sensi eccitati dagli applausi.
    Nell'atrio dell'Opera' i duchi scambiarono sorrisi e convenevoli fra inchini e segni di omaggio. Prima di tornare ai loro posti si recarono anche a far visita agli zii, i duchi di Orleans, che occupavano il palco di famiglia in compagnia del figlio primogenito. L'incontro, ostentatamente affettuoso, fu notato dal pubblico e dalla sala si levo' un applauso: il loro abbraccio smentiva le voci ricorrenti sul dissidio fra il ramo principale ed il ramo cadetto della famiglia reale. Charles fu particolarmente affettuoso col primogenito degli Orleans. Si complimento' coi genitori per la sua prestanza fisica e poi rivolto alla moglie soggiunse: "Vedi Carolina: questo giovane principe potrebbe un giorno ereditare la nostra corona"
    La battuta inattesa ammutoli' gli astanti. Poco dopo, mentre raggiungevano il loro palco, Carolina si alzo' in punta di piedi per sussurrare qualcosa nell'orecchio del marito e questi scoppio' in una fragorosa risata.
    Lo spettacolo riprese e si avvio' lento e noioso verso la conclusione. Dopo ci sarebbe stato l'annunciato balletto con la vedette dell'Opera', Virginia Oreille. Approfittando dell'ennesimo sbadiglio della moglie, CHarles le si rivolse affettuoso e carezzevole:
    "Tu sei stanca mia cara. Vai pure se credi, gli amici ti accompagneranno. Io restero' ancora un poco..."
    "No voglio vedere il balletto" rispose Carolina. La giovane duchessa aveva gia' capito la situazione, ma voleva recitare la sua parte, come si conviene ad una moglie ignara.
    A questo punto intervenne il conte di Mesnard per rendere piu' credibile quell'ipocrita pantomima, cui dovevano essere tutti abituati.
    "Anch'io sono molto stanco duchessa"
    "Anche noi" convennero gli altri cortigiani. "Questo Gamache e' proprio oioso"
    "Allora e' una congiura!", ridacchio' Carolina, con una punta di malizia levandosi dalla sua poltrona foderata di velluto d'Utrecht blu.
    "Andiamo dunque" disse avviandosi verso il guardaroba dove Madame Roullet era gia' pronta per aiutarla ad infilarsi la pelliccia. Il gruppo si avvio' per le scale verso l'ingresso laterale riservato ai reali. Soltanto Charles era senza mantello: lui sarebbe tornato nel palco per godersi il balletto ed il "dopo teatro" allestito da Madame Roullet. Scendendo appoggiata al braccio del marito, la duchessa gli rivolse le ultime raccomandazioni:
    "Cerca di non prendere freddo, caro. E di non fare troppo tardi...altrimenti" aggiunse minacciandolo con un dito "Io ti tirero' le orecchie..".
    Maria Carolina non conosceva ancora perfettamente il francese, ma i giochi di parole li sapeva fare.
    Il teatro dell'Opera sorgeva allora in Rue de Richelieu, dietro la Comedie Francaise e poco lontano dal Palais Royal, residenza dei duchi d'Orleans, ma l'ingresso riservato ai principi si affacciava in una viuzza laterale, Rue Rameau, era protetto da una pensilina e sorvegliato da due sentinelle. Quando il gruppetto apparve sull'uscio, i soldati presentarono le armi ed i valletti approntarono la carrozza aprendo lo sportello ed abbassando il montatoio. Faceva freddo e nevischiava. Avvolta nella pelliccia e stretta contro il corpo del marito, Maria Carolina fu la prima a salire. Madame de Bethisy la segui' subito dopo e Charles da terra, aggiusto' la coperta di pelliccia sulle loro ginocchia. In quel momento, mentre un valletto sollevava il montatoio, ed il duca rivolgeva alla moglie un ultimo saluto, un'ombra apparve nel buio e si getto' contro di lui.
    Fu questione di un attimo.
    "Villanzone, come ti permetti!" grido' Charles, mentre un soldato cercava di trattenere lo sconosciuto, che si era allontanato di corsa. Poi il duca grido' ancora:
    "Mi hanno ucciso! Mi hanno ucciso!Quell'uomo mi ha pugnalato!"
    Nessuno capi' subito che cosa stava accadendo. Il conte de Mesnard, al quale Berry si era appoggiato, continuava a chiedere "Che succede Monsignore? Che succede?"
    mentre l'altro, da solo era impegnato a strapparsi dal petto un punteruolo lungo e sottile che gli aveva raggiunto il cuore.
    Poi tutto fu chiaro. Maria Carolina urlando salto' giu' dalla carrozza scavalcando il montatoio sollevato, cortigiani e valletti si affrollarono intorno al ferito.
    "Mi hanno ucciso!" grido' ancora il duca di Berry, poi si rivolse alla moglie "Vieni Carolina, fammi morire tra le tue braccia". La sua mano continuava a stringere il manico del pugnale insanguinato.
    Seguono alcuni minuti di pandemonio. A rendere la scena ancora piu' confusa contribuiscono alcuni gruppi mascherati reduci da un veglione. Ora attorno al duca ferito ed alla duchessa piangente si agitano clown, moschettieri, damine imparruccate, pierrot ed arlecchini: la tragedia scade nel grottesco. L'unica dei presenti a non aver perduto del tutto la testa e' Madame Roullet, che dispone il trasporto del duca nel salotto-alcova che lei aveva preparato per ben altra bisogna. Adagiato il duca sul divano, sempre assistito dalla moglie, che ha l'abito intriso di sangue, questi riceve le prime cure da un giovane medico inesperto, al quale pero' subito si aggiunge il piu' affidabile professor Dubois che Madame Roullet ha mandato a chiamare in una casa vicina.
    Dubois "esplora" la ferita infilando le dita e, fra gli urli di dolore del duca, ordina di eseguire un immediato salasso, come se di sangue il malcapitato non ne avesse gia' perduto abbastanza, ma quella e' la prassi.
    I duchi d'Orleans accorrono pochi minuti dopo. Vedono Maria Carolina in ginocchio che sorregge una bacinella colma del sangue del marito. Zia Maria Amelia le si fa subito vicina cercando di assisterla e per quanto possibile consolarla. Luigi Filippo, resta immobile in un angolo.
    Forse pensa alle parole profetiche pronunciate poco prima da Charles: ora e' lui e non suo figlio ad essere piu' vicino alla corona di Francia. Era forse anche al corrente dell'attentato? Chissa'.

    -continua-

    Edited by TullioConforti - 31/5/2008, 19:04
     
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