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  1. TullioConforti
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    Tratto da:

    http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/lib...i_gangster_.htm

    SNORKY:

    Per un uomo dell'eta' e dell'importanza di Frank Loesch, questa missione era veramente seccante. Con profondo disgusto, il consulente legale del consiglio comunale, membro fondatore della commissione per il crimine di Chicago, nonche' a settantacinque anni suo presidente, attraverso' l'atrio dal pavimento a scacchi bianchi e neri del Lexington Hotel ed entro' nell'ascensore. Aveva consacrato la propria vita alla distruzione dell'uomo dal quale ora si recava a cercare aiuto e questo aumentava il suo senso di umiliazione. Tra i "nemici pubblici della citta'", un termine che Loesch stesso aveva coniato per dissipare quell'aureola di romanticismo nella quale la stampa scandalistica usava avvolgere i gangsters. Al Capone era in cima alla classifica.
    Eppure chi, se non Capone, in questo autunno del 1928, avrebbe potuto o voluto garantire agli elettori della contea Cook, elezioni libere ed oneste? Non certo il governatore dello Stato, un malversatore, protettore di criminali. Non il grottesco sindaco di Chicago. Non il procuratore di Stato, che non era mai riuscito a perseguire nemmeno un gangster: E meno che mai la polizia, quella polizia che Capone una volta si era vantato di "possedere".
    Loesch ricordo' in seguito: "Dopo la mia nomina a presidente della Commissione per il crimine, non mi ci volle molto per scoprire che Capone comandava la citta'. Le sue mani arrivavano in ogni dipartimento, in ogni amministrazione di contea...Presi delle misure per incontrarmi segretamente con lui nel suo quartier generale". I generosi esborsi di Al Capone, gli consentivano di comportarsi come se fosse il proprietario del Lexington. L'atrio era costantemente pattugliato dai suoi giannizzieri che non appena scorgevano qualche individuo sconosciuto, dall'aria sospetta oppure curiosa, si precipitavano al telefono interno ed avvertivano il loro capo. Altri uomini stavano di guardia ai pianerottoli, e per avvicinarsi all'inaccessibile covo di Capone, al quarto piano, il visitatore doveva passare in mezzo a file di guardie del corpo che portavano sotto le giacche una calibro 45, in una fondina che, secondo la foggia prescritta, era attaccata ad una cinghia che pendeva dalla spalla e scendeva a 10 centimetri sotto l'ascella sinistra.
    Il centro nevralgico delle molteplici attivita' di Capone era la stanza 430, il salone del suo appartamento di sei locali. Da qui egli dirigeva con la guida del suo direttore finanziario di origine moscovita e dall'aspetto porcino, Jake Guzik, detto Greasy Thumb, Pollice unto, un consorzio che possedeva o controllava fabbriche di birra, distillerie, bettole illegali, magazzini, flotte di imbarcazioni ed autocarri, night clubs, bische, piste da corsa per cavalli e cani, case di appuntamento, sindacati, associazioni industriali e commerciali; attivita' che tutte insieme producevano un reddito annuo di centinaia di milioni di dollari. Il denaro veniva ammassato in borse di tela chiuse con il lucchetto e sistemate nella stanza 430, in attesa di trasferimento in qualche banca con nomi fittizi.
    Per imporre la propria volonta', Capone si avvaleva di un esercito di tiratori, di esperti nell'uso di bombe e di fucili mitragliatori, forte di settecento-mille unita', alcuni sotto il suo diretto comando, altri messi a sua disposizione dai capi di bande alleate. La sua immunita' era garantita da un intricato sistema di connessioni con l'amministrazione cittadina, che coinvolgeva tutta una serie di funzionari, dai portieri al sindaco.
    Loesch, dopo aver superato l'ispezione delle sentinelle, fu ammesso in un vestibolo ovale. Sul parquet di legno di quercia, era stato inciso uno stemma araldico con le iniziali A.C. Alla sinistra vi era una stanza da bagno con una vasca immensa, i rubinetti placcati in oro e le piastrelle di ceramica verde Nilo e rosso porpora. Un antico tappeto orientale ricopriva il pavimento del salone e sull'alto del soffitto era scolpito un elaborato disegno floreale. un candelabro di ambra e cristalli affumicati diffondeva una luce soffusa. In un caminetto artificiale ardevano finti tizzoni che mandavano rossi bagliori per via di alcune lampadine elettriche sistemate sotto di essi. Nel rivestimento a pannelli sopra la mensola del caminetto era stato inserito un apparecchio radio.
    Al Capone non era un tipo mattiniero. Era solito restare alzato fin dopo l'alba a mangiare, bere, frequentare night clubs. Chi si recava da lui prima di mezzogiorno, lo trovava in vestaglia e pigiama di seta che, come le lenzuola di seta in cui dormiva, portavano il suo monogramma. Ordinava questi pigiami "modello francese", da Sulka a dodici per volta ed al prezzo di 25 dollari ciascuno. Amava soprattutto quelli blu reale con profili d'oro. Prediligieva anche le mutande colorate di maglia di seta italiana che costavano 12 dollari. I suoi abiti, confezionati su misura da Marshall Field al prezzo di 135 dollari l'uno, con le tasche di destra rinforzate per reggere il peso di una rivoltella, avevano tonalita' di colore pacate, verde pisello, turchino, giallo limone, e Capone si compiaceva di accompagnarli con calze e cravatte intonate, la lobbia e le ghette grigio perla. Sul fermacravatta scintillava un enorme diamante, lungo l'addome adiposo correva una catena da orologio di platino incastonata con diamanti, ed al dito portava un diamante purissimo da 11 carati, bianco azzurro, che gli era costato 50000 dollari. Al tempo della visita di Loesch, Capone aveva ventinove anni, ma sembrava decisamente piu' anziano. Montagne di pastasciutta e fiumi di Chianti avevano depositato strati di adipe, ma il tessuto muscolare sotto il grasso, era forte come la roccia e Capone, in un impeto di collera, sarebbe stato in grado di infliggere terribili punizioni.
    Era alto circa un metro e settantotto centimetri e pesava circa centoquindici chili. Quando si muoveva sembrava che la parte superiore del suo corpo subisse una violenta spinta in avanti, le spalle carnose, incurvate come quelle di un toro. La grossa testa rotonda poggiava su un collo tanto corto e grosso che sembrava partire direttamente dal tronco. Il viso era congestionato come se una quantita' eccessiva di grasso si fosse stipata nello spazio disponibile. Aveva capelli castano scuro, occhi grigio chiaro sotto folte sopracciglia irsute, il naso piatto, la bocca larga e le labbra carnose e porporine. Sulla guancia sinistra, dall'orecchio alla mascella, correva una cicatrice, un'altra gli attraversava la mascella, ed una terza segnava la parte inferiore dell'orecchio sinistro: ricordi di un'antica lotta con il coltello. Era molto suscettibile a proposito di questa deturpazione. Spesso aveva considerato la possibilita' di un intervento di chirurgia plastica. La barba non cresceva attraverso il tessuto della cicatrice e per diminuire il biancore dei solchi, reso ancora piu' bianco per contrasto con il nero delle guance, applicava pesanti strati di talco sulle altre parti del viso. Ai fotografi porgeva sempre il profilo destro. Detestava il soprannome che i giornalisti gli avevano affibbiato - Scarface- ovvero lo sfregiato, e nessuno osava pronunciarlo in sua presenza, a meno che non fosse in cerca di guai.
    Permetteva agli intimi di chiamarlo "Snorky", termine che in gergo significava elegante.
    Loesch trovo' Capone di umore affabile. Sedeva tranquillo e sorridente dietro una lunga scrivania di mogano, con la schiena rivolta alla finestra ed un sigaro tra i denti.
    Sulla scrivania c'era un telefono, un calamaio placcato d'oro, un branco di elefantini di avorio, i suoi portafortuna, un binocolo, con il quale amava scorrere i titoli dei giornali appesi all'edicola all'angolo della strada, ed un fermacarte di bronzo, che riproduceva il monumento a Lincoln. Loesch si stupi' nel vedere appese alla parete di stucco rosa, i ritratti di Abramo Lincoln, di George Washington e del sindaco di Chicago, William Hale Thompson, detto Big Bill, il Grosso Bill. Accanto al ritratto di Lincoln era appesa una riproduzione del Gettysburg Address. Sulla parete opposta vi era un ritratto di Cleopatra, fotografie di Fatty Arbuckle e Theda Bara, le stelle del cinema preferite da Capone, tre teste di cervo imbalsamate ed un orologio con il cucu' che suonava le ore e una quaglia che suonava i quarti.
    Nella stanza si muovevano una mezza dozzina di scudieri, attenti al piu' ppiccolo desiderio del loro capo. Quando il sigaro che aveva in bocca si spegneva, Capone non aveva bisogno ne' di parlare, ne' di accennare un gesto per farselo riaccendere, perche' automaticamente qualcuno balzava al suo fianco e faceva scattare l'accendino. Loesch imposto' subito il suo problema senza preamboli. Ricordo' a Capone le elezioni primarie repubblicane dell'aprile. Nel linguaggio dei gangsters, una bomba era un'ananas ed i giornali avevano soprannominato queste elezioni "le primarie dell'ananas". Terroristi di professione, di entrambe le parti, la maggioranza dei quali erano gangsters di Capone, avevano lanciato bombe nelle case dei candidati, ucciso lavoratori di partito e minacciato gli elettori. La polizia non era intervenuta. Tutto questo era forse un anticipo di quello che sarebbe successo nelle prossime elezioni di novembre? L'arroganza della risposta di Capone sconcerto' il vecchio avvocato. "Vi trattero' con equanimita', se non chiederete troppo".
    "Sentite Capone" disse Loesch, reprimendo la collera, "volete darmi una mano ed impedire ai vostri teppisti ed ai vostri sicari di interferire nei seggi elettorali?".
    "Certo" promise Capone. "con loro posso farlo, basta la mia parola, perche' sono tutti dagos (italiani), ma come la mettiamo con la banda degli irlandesi di Saltis nella zona Ovest? Costoro devono essere trattati in maniera diversa. Volete che mi occupi anche di questo?"
    Loesch rispose che nulla gli avrebbe fatto piu' piacere.
    "D'accordo" fece Capone. "La sera prima delle elezioni mandero' nella zona le macchine della polizia ad arrestare tutti i teppisti ed a tenerli al fresco fino alla chiusura dei seggi".
    E mantenne la parola. Disse alla polizia della seconda citta' d'America quello che avrebbe dovuto fare e la polizia obbedi'. Alla vigilia delle elezioni la polizia fece una retata ed arresto' e disarmo' molti noti gangsters. Il giorno seguente settanta macchine della polizia pattugliarono i seggi. Lo scrutinio si svolse senza disordini.
    "In quarant'anni mai si erano verificate elezioni tanto oneste e meglio riuscite" commento' in seguito Loesch durante una conferenza all'Accademia di criminologia della California del Sud. "Per tutto il giorno non ci fu una sola protesta, una minaccia, od il tentativo di una frode elettorale".
    Era la dimostrazione di un potere che ben pochi fuorilegge erano riusciti a raggiungere prima e dopo di lui.

    Raramente tre ospiti d'onore si erano seduti ad un banchetto tanto munifico. I loro cupi visi siciliani si congestionavano sempre di piu' via via che ingozzavano cibi raffinati e piccanti, annaffiati con litri di vino rosso. A capotavola Capone distribuiva larghi e smaglianti sorrisi trasudando affabilita', e proponeva un brindisi dopo l'altro ai suoi ospiti. Saluto Scalise! Saluto Anselmi! Saluto Giunta!
    Per questa occasione, l'Hawthorne Inn, che a tutti gli effetti pratici era di proprieta' di Capone, come lo era del resto la circostante cittadina di Cicero, era stata chiusa al pubblico, le porte bloccate, le tende tirate. La festa era strettamente intima. L'atmosfera della sala trasudava di esuberanti sentimenti di amicizia, di canzoni, grida barzellette e risate.
    Infine, passata ormai da tempo la mezzanotte, quando l'ultimo boccone era stato divorato e l'ultimo goccio bevuto, Capone di scatto spinse indietro la sedia. Il suo sorriso era svanito. Un silenzio glaciale piombo' nella stanza. Nessuno sorrideva piu', tranne gli ospiti d'onore che, sazi, alticci, avevano slacciato le cinture e crravatte per via della pantagruelica quantita' di cibi e bevande ingerite.
    Ma poiche' il silenzio perdurava, anche loro cessarono di sorridere. Cominciarono a guardarsi attorno nervosamente. Capone si chino' verso di loro. Le parole uscirono dalla sua bocca come pietre. Pensavano forse che lui non sapesse? Immaginavano forse che potesse dimenticare quell'offesa che non aveva mai perdonato a nessuno...il tradimento?
    Capone aveva rispettato l'antica tradizione. Prima l'ospitalita' poi l'esecuzione. I siciliani non avevano possibilita' di difendersi perche', come del resto tutti gli altri commensali, avevano depositato le rivoltelle al guardaroba. Le guardie del corpo di Capone piombarono su di loro, li legarono alle sedie con del filo metallico e li imbavagliarono. Capone si alzo', aveva in mano una mazza da baseball. Lentamente percorse tutta la lunghezza del tavolo e si fermo' alle spalle del primo ospite. Con entrambe le mani sollevo' la mazza e la calo' con tutta la sua forza. Con lentezza metodica continuo' a colpire sulle spalle sulle braccia sul petto. Poi fu la volta del secondo ospite e, quando anche costui fu ridotto a brandelli, passo' al terzo.
    Infine una delle guardie del corpo ando' nel guardaroba a prendere la rivoltella e sparo' alla nuca dei tre siciliani.

    Dal 1929 al 1931 furono pubblicati diversi libri dedicati interamente o parzialmente a Capone. Le edizioni Fawcett, che avevano sede nel Sexton Building di Minneapolis, pubblicarono un numero unico largamente illustrato, con il titolo "The inside Story of Chicago's Master Criminal" al prezzo di 50 cent, e fu la prima pubblicazione di questo genere che in seguito inondo' tutte le edicole. L'autore del libro attribuiva la maggior parte dei delitti elencati nel testo a Capone, anche se in molti casi non c'era alcun nesso. Poi tutto il personale di redazione della Fawcett dovette nascondersi per paura di rappresaglie. Ma evidentemente Capone era piu' lusingato che offeso da tutte queste attenzioni. Compero' cento copie di questa rivista, le vendite totali arrivarono a 750.000 copie.

    Ma pochi intervistatori trovarono Capone piu' affascinante e piu' attraente di Eleanor Patterson, detta "Cissy", direttrice e poi proprietaria dell'Herald di Washington. "Uno di quei prodigiosi italiani" si espresse dopo un paio d'ore passate con lui a Palm Island. "Ho guardato nei suoi occhi. Occhi grigi, freddi come il ghiaccio. Guardare negli occhi di Capone e' come guardare in quelli di una tigre..."

    La signora Patterson rimase impressionata dalle mani di Capone "Enormi, forti abbastanza per afferrare...be' quasi tutto, ma in superfice morbide, liscie, candide".
    Ma cio' che la sconcerto' furono gli occhi "Il bagliore di quelli di una tigre. Per un attimo ho avuto la sensazione di sentirmi male. Ho dovuto combattere l'impulso di balzare in piedi e di fuggire"
    La discreta efficenza di un servitore che in seguito ad un ordine di Capone, aveva offerto delle bibite, fece nascere una punta di invidia nella signora Patterson, "Dio mio!" disse "Potessi io essere servita cosi' a casa".
    Prima di andarsene la signora auguro' a Capone buona fortuna, aggiungendo "Lo penso sinceramente".
    "E' stato detto, ed e' vero," cosi' la signora concluse il suo articolo, "che le donne hanno una strana attrazione per i gangsters. Se non capite perche', consultate il dottor Freud".

    Edited by TullioConforti - 12/6/2008, 21:04
     
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