I sacerdoti serpente della Dea madre

"La razza dominante" del mondo antico

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  1. TullioConforti
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    http://www.luogocomune.net/site/modules/ne...hp?storyid=2339


    Nel sito archeologico maltese di Hal Saflieni sono stati ritrovati dei crani dalle caratteristiche molto interessanti, appartenuti ad un ceppo razziale diverso da quelli finora studiati. Alcuni dei reperti presentano infatti caratteristiche dolicocefale naturali (caratterizzati da uno sproporzionato allungamento della parte posteriore), e il loro ritrovamento in uno dei più antichi luoghi di culto megalitici lascia presupporre che siano appartenuti alla stirpe sacerdotale identificata dai popoli egizi e mesopotamici con l’appellativo di sacerdoti-serpente (visto l’anomalo aspetto che li caratterizzava). Questi ultimi avrebbero vissuto come una casta chiusa per diversi millenni, finendo poi per mescolarsi all’aristocrazia degli altri gruppi etnici locali.


    Gli strani crani dolicocefali scoperti a Hal Saflieni sono stati trovati dagli archeologi all’interno di un tempio sotterraneo dedicato al culto della dea madre (culto poi mutuato dagli egizi con la figura della Dea Iside), e sembrano corrispondere perfettamente a quelli riportati alla luce in Egitto dall’egittologo W. Emery. Potrebbe quindi trattarsi di reperti utili a comprendere il collegamento etnico e culturale esistito in origine tra la casta sacerdotale egizia e quella mesopotamica.


    L’esistenza dei crani dolicocefali maltesi venne accertata solo nel 1985, ed in seguito vennero esposti per qualche tempo nel Museo Archeologico della Valletta. Ultimamente però sono stati rimossi e chiusi in un deposito del museo non accessibile al pubblico (v. Adriano Forgiane e Vittorio di Cesare, Hera edizioni). Di essi rimangono comunque le fotografie scattate dal dott. Anton Mifsud e dal suo collega, il dott. Charles Savona Ventura (fig.1), nonchè i saggi di approfondimento da loro scritti dopo avere esaminato e catalogato una intera collezione di teschi dalle caratteristiche molto particolari.

    Le anomalie più interessanti di questi reperti riguardano l’assenza delle normali linee di saldatura cranica, poiché tale peculiarità anatomica sembra essere all’origine sia dell’allargamento delle pareti temporali (eccezionalmente brachicefali) che dell’allungamento della scatola cranica nella parte posteriore (eccezionalmente dolicocefali).


    Al termine di una conferenza stampa tenuta nel 2006 dal dottor Robert Zammit (HERA n.18, 2006, pag. 14 -I crani di Malta), in veste di responsabile dell'Ente Provinciale Turismo di Malta, una delegazione della rivista HERA (specializzata in archeologia proibita) ottenne il permesso di accedere al vicino museo archeologico della Valletta per esaminare gli straordinari reperti. Alla presenza dello studioso Mark Anthony Mifsud, gli inviati di Hera poterono confermare che tra i crani trovati nell'ipogeo di Hal Saflieni ve ne era uno particolarmente raro. Presentava infatti una dolicocefalia atipica e molto pronunciata, ovvero uno sproporzionato allungamento della parte posteriore della calotta cranica nella più completa assenza della sutura mediana tecnicamente detta linea "sagittale".


    Un particolare anatomico considerato quasi impossibile dalla letteratura medica internazionale, in quanto non esistono reperti analoghi, fatto salvo per quelli trovati in Egitto (W. Emery, "Arcaic Egipt") e in Sudamerica.


    Come già accennato la mancanza della sutura cranica sagittale potrebbe essere quindi all’origine della conformazione dolicocefala tipica della stirpe umana che anticamente si impose come casta dominante. Una simile malformazione genetica è infatti in grado di provocare un allungamento naturale del cranio nella zona occipitale, conferendole così una evidente forma dolicocefala. Tale tipo di patologia può essere fatta risalire al culto esasperato della purezza del sangue in uso presso alcuni antichi lignaggi regnanti e al concepimento tra consanguinei. Del resto, gli studi genetici hanno dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che la procreazione tra membri dello stesso clan familiare è la causa primaria delle malformazioni genetiche naturali.

    I sacerdoti serpente della Dea madre


    In età preistorica entrambe le isole di Malta e Gozo furono sede di importanti luoghi di culto dediti alla venerazione della Dea Madre. Tali siti divennero veri e propri centri taumaturgici, dove praticare incontri rituali con i sacerdoti del tempio a cui la popolazione attribuiva capacità curative. E il ritrovamento di crani dolicocefali naturali proprio all’interno dei templi megalitici lascia ragionevolmente supporre che essi siano appartenuti ai rappresentanti del clan dominante che esercitava l’arte taumaturgica. Anticamente infatti, gli esclusivi depositari del sapere erano i membri delle caste sacerdotali, considerati per tale ragione un "ponte" con il divino, o vere e proprie divinità, a cui riconoscere i massimi poteri. Ecco come il culto dei sovrani divini, tramandato fino ai faraoni egizi, può essere debitamente fatto risalire all’arcaica tradizione dei re-sacerdoti di ancestrale memoria.


    Il simbolo del serpente, inoltre, compare sin dalla notte dei tempi associato alla conoscenza (basti pensare al simbolo del caduceo che compare ancora oggi sulle moderne ambulanze) e alle caste sacerdotali. Il motivo di una simile associazione resta però un mistero, al quale si può forse tentare di fornire una spiegazione proprio grazie al sorprendente ritrovamento dei crani dolicocefali naturali. Tali anomali reperti infatti, sembrano voler testimoniare la presenza di malformazioni genetiche nel clan dei re sacerdoti idonee ad avergli fatto attribuire l’appellativo di "sacerdoti serpente". Come è facile intuire, infatti, un cranio dolicocefalo molto sviluppato è una patologia a cui doveva corrispondere lo stiramento dei lineamenti e dei muscoli facciali, determinando sembianze serpentine (occhi, labbra e orecchie allungate).


    Peraltro, l’ipotesi che i soggetti dal cranio dolicocefalo naturale costituissero l’elite della popolazione in epoca megalitica può dirsi confermata dai reperti archeologici. L’uso del bendaggio cranico rituale in età infantile infatti, venne utilizzato in epoca remota sia dagli incas che dagli egizi come tecnica per ottenere crani dolicocefali simili a quelli (molto più rari) di origine naturale che oggi sappiamo essere esistiti veramente.


    L’arcaica tecnica della manipolazione del corpo deve quindi essere stata concepita come strumento per somigliare fisicamente ai membri della casta dominante. E’ quindi legittimo supporre che a causa del loro isolamento genetico dal resto della popolazione, i c.d. sacerdoti "serpente" abbiano finito per costituire una vera e propria razza a parte.


    Tale ipotesi trova conferma nell'indagine effettuata dagli archeologi maltesi a cui fu consentito di esaminare i reperti in questione. Anthony Buonanno e Mark Anthony Mifsud, pur sottolineando il fatto di non aver avuto modo di effettuare esami del DNA o del C-14, hanno comunque ritenuto di poter concludere che i crani naturalmente dolicocefali dovessero appartenere ad una razza diversa, non autoctona del luogo.


    Una stirpe di cui abbiamo perso le tracce probabilmente a causa di una loro successiva ed inevitabile assimilazione con il resto dell’aristocrazia indigena.



    La fusione della stirpe dei sacerdoti "serpente" con altre razze

    Il professor Walter. B. Emery (1903-1971), un illustre egittologo che condusse numerose operazioni di scavo in Egitto (in particolare a Saqqara), negli anni '30 scrisse un volume molto interessante. In "Archaic Egypt" documentava il ritrovamento a Saqqara di reperti umani dal cranio dolicocefalo risalenti all’epoca pre-dinastica. E proprio come sostenuto dai ricercatori maltesi egli concluse che non poteva trattarsi di una stirpe autoctona, in quanto non solo il loro cranio era più grande rispetto a quello dell'etnia locale, ma i soggetti presentavano anche molti caratteri genetici atipici per il clima del luogo, come capelli chiari, corporatura molto più robusta della media, e una statura superiore.


    Emery dichiarò quindi oltre ogni ragionevole dubbio che tale ceppo razziale non potesse essere originario dell'Egitto (come sappiamo non esserlo di Malta), ma che ciononostante avesse svolto in loco un ruolo sacerdotale e governativo di prim’ordine.


    Aggiunse poi che tale gruppo etnico si tenne a distanza dai ceti sociali più bassi, accettando di unirsi carnalmente solo con la classe aristocratica del posto. Tale gruppo etnico venne in seguito identificato dall’eminente egittologo con la casta dominante che la tradizione egizia chiamò con l’appellativo di Shemsu Hor, ovvero i "Seguaci di Horus" (da cui deriva l’antico culto del sole e della dea madre), oggi ritenuti invece personaggi puramente mitologici.


    Gli Shemsu Hor sono menzionati dalla tradizione come classe sacerdotale dominante nell’Egitto predinastico (fino al 3000 a.C. circa), e la loro esistenza è documentata sia nel papiro di Torino quanto nelle liste dei re di Abydos. È inoltre interessante notare che lo stesso W. Emery scrisse:


    "verso la fine del IV millennio a.C. il popolo noto come "Seguaci di Horus" ci appare come un'aristocrazia altamente dominante che governava l'intero Egitto" (Archaic Egipt).


    La teoria dell'esistenza di questa razza è anche confortata dalla scoperta (a nord dell'Alto Egitto) di antiche tombe risalenti al periodo pre-dinastico, con all’interno gli anomali reperti umani anzidetti. Mummie che testimoniano oltre ogni ragionevole dubbio l’esistenza nel periodo predinastico di individui con differenze anatomiche talmente marcate da non poter essere associati allo stesso ceppo razziale del popolo egizio autoctono.



    La fusione tra le due razze avvenne probabilmente solo durante l'unificazione dei due regni d'Egitto. In conclusione quindi, gli strani crani dolicocefali egiziani trovano corrispondenza negli straordinari crani dolicocefali trovati a Malta. Tale ceppo razziale sacerdotale dal cranio lungo sembra poi essere scomparso per assimilazione sia a Malta che in Egitto nello stesso identico periodo, ovvero tra il 3000 e il 2500 a.C..


    Esistono inoltre indizi sull’esistenza della stirpe dei sacerdoti "serpente" anche in medio-oriente, e più precisamente all’interno del ceppo ariano dei Mitanni. Questi ultimi venivano indicati dagli egizi con il nome di "Naharin", un termine che significa "quelli del serpente" (da Nahash, serpente). Peraltro le caratteristiche anatomiche della loro casta regnate presentavano importanti analogie con quelle descritte da W. Emery (capelli chiari, alta statura e corporatura robusta) nei reperti umani trovati in Egitto, da lui associati alla figura mitica dei c.d. "seguaci di Horus".

    La tradizione dei "sacerdoti serpente" (HERA 13 e 14) trae storicamente origine in Medioriente, con il suo centro principale di sviluppo nel Kurdistan. Intorno al 5000 a.C. la cultura matriarcale mitannica di Jarmo rappresentava le dee madri come divinità dal volto con i tratti serpentiformi e dal cranio allungato, ovvero con le stesse fattezze della stirpe dei sacerdoti serpente "maltesi" ed egizi.


    Questi ultimi in seguito vennero associati agli "angeli caduti" o Nephilim, la cui citazione più esplicita è rintracciabile nel "Testamento di Amran" dei rotoli di Qumran (HERA n° 6, pag.52).


    I membri di questa particolare casta sacerdotale dovevano apparire al resto delle popolazioni medio-orientali come semi-dei civilizzatori, in perfetta corrispondenza di quanto stava avvenendo nel frattempo in Egitto per i c.d. seguaci di Horus. Sono infatti state rinvenute statuine di dee madri dal volto di vipera anche nella terra del Nilo.





    La loro datazione ufficiale le fa risalire proprio al periodo arcaico in cui sarebbero arrivati in Egitto i c.d. seguaci di Horus. Pertanto è lecito concludere che i sacerdoti-serpente furono il ceppo razziale più antico e progredito del mondo antico, e che della loro effettiva esistenza vi siano tracce sia in Egitto, in seguito a migrazioni risalenti al 6000/4000 a.C. (HERA pag.10), che sull’isola di Malta. La loro stirpe sembra poi essere sparita nel nulla intorno al 2.500 a.C., periodo in cui molto probabilmente cominciarono a fondersi con le aristocrazie locali.


    Il simbolo per eccellenza della casta dei faraoni rimase infatti il serpente per tutti i millenni che seguirono, e basta osservare l'effigie di un qualunque faraone per rendersene conto. All’altezza della fronte, il loro copricapo era caratterizzato dalla raffigurazione della testa di un cobra, mentre la barba del faraone veniva annodata in modo da sembrare la coda di un serpente.


    Peraltro, il faraone Amenofi III ebbe come seconda moglie di nome Tadu-Heba, una principessa mitannica con cui concepì Akhenaton, il faraone dolicocefalo che riportò l’antico culto del sole (la cui origine risalirebbe ai seguaci di Horus) al di sopra di tutte le altre divinità del pantheon egizio. Durante il suo breve regno, il faraone eretico rivoluzionò l’arte egizia imponendo ovunque uno stile dolicocefalo di cui oggi rimane ampia documentazione.


    Sia lui quindi, che sua moglie Nefertiti e i suoi figli, possedevano vistosi crani dolicocefali con il volto dai tratti serpentiformi. In altre parole, Akhenaton e la sua famiglia erano caratterizzati dalle stesse anomalie anatomiche della stirpe predinastica menzionata dall’egittologo W. Emery, nota nel mondo antico come sacerdoti-serpente, presenti anche a Malta e in Sudamerica.





    Un misterioso limbo di 300 anni

    Secondo l’archeologia ortodossa i crani anomali di Malta risalirebbero al 2.500 a.C. (nessuno però si è mai preso la briga di effettuare o autorizzare esami al C-14 e quindi in realtà potrebbero essere molto più antichi), una data in cui la storia megalitica dell’isola sembra cessare di colpo. Gli archeologi suggeriscono addirittura che Malta a partire dal 2500 a. C. sia rimasta disabitata per circa 300 anni, ovvero fino a quando non venne colonizzata dai fenici. Un popolo che continuò ad edificare templi sull’isola dedicati al culto della Dea Madre, da loro chiamata "Astarte", la Dea dal volto di serpente.

    Ma a dispetto di quanto affermato dalla teoria maggioritaria vi sono fondate ragioni per ritenere il periodo megalitico molto più antico di quanto datato finora. Graham Hancock ("Civiltà sommerse"), dopo avere effettuato accurate indagini, ha dichiarato di avere scoperto che il sito preistorico di Hal Saflieni potrebbe essere in realtà migliaia di anni più antico di quanto finora convenuto a livello accademico. Se lo studioso avesse ragione, il passaggio dall’epoca megalitica a quella fenicia non sarebbe stato di soli 3 secoli, ma avrebbe avuto un'estensione di diverse migliaia di anni: lo stesso periodo di tempo che, secondo i teorici dell’archeologia "eretica", separa l’inizio della civiltà conosciuta dalla fine dell’ultima catastrofe naturale (il c.d. diluvio universale).


    Tale rilettura archeologica della storia spiegherebbe inoltre il fatto per cui l’isola rimase disabitata per lungo tempo in coincidenza del passaggio tra una civiltà e l’altra. Del resto, come spesso accade in questi casi, tale ipotesi non può neppure essere presa in considerazione dal mondo accademico, in quanto incompatibile con il dogma ortodosso secondo cui prima del 3000 a.C. non può essersi sviluppata alcuna civiltà socialmente evoluta.


    Per quanto gli straordinari crani dolicocefali naturali di Malta restino a tutt'oggi dei reperti ufficialmente non spiegati, molto probabilmente appartennero al ceppo sacerdotale che partendo dalle epoche più arcaiche arrivò sino al 2.500 a.C., ovvero all’epoca a cui risalirebbero i crani dolicocefali trovati sia in Egitto che a Malta.


    Tale gruppo etnico inoltre avrebbe creato quel substrato religioso e spirituale che caratterizzò le più grandi civiltà del Mondo Antico, a partire da tempi assai remoti. Il loro status sociale di eruditi "divini" può quindi essere ragionevolmente attribuito all’eredità culturale della perduta civiltà antidiluviana.



    I discendenti di questo lignaggio sarebbero sopravvissuti in Medioriente nella casta regnante dei Mitanni e in Egitto in quella dei faraoni fino a quando, intorno al 1351 a.C., il faraone "eretico" Akhenaton tentò di restaurare l'antico culto solare delle origini.
     
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