La nuova frontiera della parità. Gravidanza e parto sono malattie

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  1. juliya
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    La nuova frontiera della parità. Gravidanza e parto sono malattie


    di Armando Ermini
    Questo è ciò che, incredibilmente, sostiene la bioeticista britannica Anna Smajdor, docente alla University of East Anglia e ricercatrice onoraria in Bioetica dell’ Imperial College di Londra. Ci informa il Foglio del 25 gennaio 2012 che la bioeticista “sostiene la necessità di dedicare urgentemente fondi pubblici alla ricerca sull’utero artificiale, allo scopo di emancipare le donne da quei relitti ancestrale e ‘barbari’ (testuale) , fatti di dolore e oppressione, che si chiamano gravidanza e parto”. “ Consideriamo le donne come portatrici di bambini, come marsupi viventi che devono subordinare i loro interessi al bene dei propri figli, o piuttosto dobbiamo ammettere che i nostri valori sociali, e il nostro livello di esperienza medica non sono ormai più compatibili con la riproduzione naturale? “- si chiede la ricercatrice- “Può ancora una società liberale tollerare che le donne rimangano incinta e partoriscano?”. Solo con l’utero artificiale, per la Majdor, gli oneri della riproduzione della specie sarebbero equamente distribuiti fra maschi e femmine, e quindi l’Ectogenesi si configura come un imperativo etico. Quando fosse realizzato, per la scienziata non ci sarebbe dubbio che la stragrande maggioranza delle donne, oggi “costrette” alla gravidanza naturale, vi ricorrerebbe , anche perché “la gravidanza e il parto, lungi dall’essere indispensabili per garantire il legame materno, possono ostacolare la capacità delle donne di prendersi cura dei loro bambini.”
    Le fa da controcanto il biologo e filosofo francese Henry Altan, il quale perora anche, naturalmente, la clonazione umana come normale modo di procreare. Ovvie e altrettanto normali e auspicabili le implicazioni sul “mercato degli ovociti” che dovrebbe essere legittimato.
    Ci siamo occupati altre volte della questione esprimendo sempre la nostra netta contrarietà a questo ulteriore passo verso l’artificializzazione della vita e la sua sussunzione sotto il dominio del mercato e del capitale. C’è una linea di continuità fra l’aborto come diritto insindacabile della donna, la procreazione artificiale come eliminazione del padre e del maschio dapprima come persone fisiche che danno inizio alla vita poi anche come principio simbolico, la manipolazione degli embrioni umani a qualsiasi fine sia destinata, l’eliminazione nei codici civili di alcuni paesi dei termini padre e madre, ed ora l’utero artificiale a cui seguirà la clonazione degli esseri umani. Non ci siamo limitati a leggere i “progressi” dell’ingegneria genetica puramente in termini di rapporti fra i sessi, benchè sia chiaro che ne sono parte integrante, perché ci è sempre stato chiaro che si tratta di passaggi successivi verso l’annichilimento dell’umano. La distruzione del principio maschile e paterno è stato solo il primo di questi passaggi, condizione necessaria a cui sarebbe seguito quello della distruzione del principio femminile e materno. Per questo abbiamo più volte sottolineato la profonda cecità di quella parte dei movimenti femminili che in nome del diritto della donna a disporre incondizionatamente del proprio corpo, hanno inneggiato al diritto di aborto ed a quello di diventare madri a qualunque età ed a qualunque costo, a prescindere dal rapporto fisico, corporeo, col maschio/padre. Abbiamo tentato di dire loro che si trattava di una lettura miope della questione, che alla fine si sarebbe rovesciata anche contro le donne. E per questo abbiamo sottolineato la inconsistenza , la cecità e l’incoerenza di coloro che, intimamente soddisfatte per essersi resi autonome dall’antico compagno di vita, si dichiaravano poi contrarie all’utero artificiale solo in quanto sarebbe una rivincita dello sciovinismo maschilista. Era già chiarissimo, invece, che dopo l’attacco al maschile e al paterno sarebbe arrivato puntualmente quello al femminile, entrambi veicolati da una pessima interpretazione del concetto di diritti. La verità è che dall’annichilimento dell’umano operato dalla tecnica al servizio del profitto, o ci si salva insieme o non ci si salva. O uomini e donne “riconquistano” una concezione antropologica comune che abbia chiaro che la vera, autentica pari dignità di entrambi i sessi la si può realizzare solo a partire dal riconoscimento della naturale diversità dei corpi e della psiche senza pretendere di omologare gli uni alle altre mortificando entrambi, oppure siamo perduti tutti. Le idee “emancipazioniste” come quelle della Majdor sono lo sviluppo coerente del presupposto tanto errato quanto ossessivo, ma comune ai diversi movimenti femministi, che tutta la storia umana sia stata contrassegnata dall’oppressione “culturale “ dei maschi contro le donne. E ne rivelano l’intima, terribile essenza: il rifiuto di sé, l’odio di sé in quanto corpo femminile sessuato, la fuga nell’astrazione di un soggetto umano onnipotente perché sganciato, o “emancipato”, dalla corporeità che lo mortificherebbe, ma in realtà, proprio perchè scisso dal proprio corpo, del tutto impotente. In questo modo però le donne si fanno strumento, non importa se consapevolmente o meno, di un disegno questo davvero inumano, o direttamente antiumano. Esito coerente e necessitato del processo di astrazione del capitale e di spersonalizzazione dei rapporti umani da esso indotti, stadio ultimo dell’alienazione e della reificazione. C’è da restare sgomenti di fronte al fatto che non si riesca ad afferrare il cuore della questione, e viene da pensare che le donne debbano essere protette, più che dalla violenza contro la quale tutte le società si sono sempre date strumenti più o meno efficaci, da se stesse.

    http://maschiselvatici.blogsome.com/2012/0...-sono-malattie/
    P.S.
    se mi rimpastano e mi infilano dentro all'utero artificiale per farmi lievitare un po' le tette io ci sto.
     
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  2. TullioConforti
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    questo articolo e´ perfetto.

    Lo sottoscrivo in pieno.
     
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    Secondo me il femminismo è una malattia! :D
     
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  4. the printer
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    qualora la gravidanza e il parto venissero eliminate la razza umana no avrebbe più ragione di esistere perché il senso della vita intesa come naturale è solo questo sono le due cose più belle al mondo quando con l' unione al tuo uomo/donna generi una vita che poi cresce dentro di te il cuoricino del tuo bimbo/a che batte nel tuo ventre il suo primo singhiozzetto il potere di donare la vita è la cosa più bella che la natura potesse creare.

    Perché non eliminare allora la vecchiaia che porta solo bruttezza, indebolimento fisico e acciacchi(massimo 35 anni per le donne e 65 per gli uomini prestanti?) e la pigrizia la più brutta cosa dopo la vecchiaia?
     
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3 replies since 5/2/2012, 11:00   121 views
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